Favorisce il metabolismo dei lipidi e risulta particolarmente utile sia per il controllo del senso di fame che per il drenaggio dei liquidi corporei.
Si consiglia l’assunzione di 20 gocce diluite in acqua due volte al giorno
L’ Ananas viene descritto dettagliatamente per la prima volta da Fernandez De Oviedo, governatore di Santo Domingo, nella sua Historia e Las Indias (1535).
Il nome brasiliano, nana, vuol dire fiore o profumo e, per raddoppiamento ana-ana, profumo dei profumi. Il succo fresco contiene un’enzima proteolitico attivo, la bromelina, simile alla papaina (pepsina vegetale). I preparati a base di ananas sarebbero in grado di depolimerizzare parzialmente le fibre proteiche che racchiudono il tessuto cellulitico, e ciò favorirebbe la disinfiltrazione.
Da non trascurare le proprietà antinfiammatorie, antiedemigine e diuretiche [1] [2].
I frutti acerbi e disseccati di Citrus aurantium L., varietà amara, hanno goduto negli ultimi tempi di una certa popolarità in quanto sono entrati a far parte dei cosiddetti preparati “dimagranti”. In questo frutto, specialmente se acerbo, sono presenti, infatti, ammine simpaticomimetiche, tra cui la sinefrina.
L’impiego terapeutico si basa sulla segnalazione che la sinefrina avrebbe un’azione selettiva a livello dei recettori adrenergici atipici (beta3), situati nel tessuto adiposo, la cui attivazione determina incremento della termogenesi e quindi un aumento del consumo energetico [2].
La Garcinia è una pianta che cresce spontanea nell’India meridionale, Indocina, Cambogia e Filippine, tipicamente in uso nella medicina tradizionale di quelle popolazioni, oltre che nell’alimentazione quotidiana. Parte utilizzata: scorza del frutto, contenente vitamine, carotenoidi, flavonoidi e polisaccaridi, acido idrossicitrico.
Uso tradizionale: dimagrante, coadiuvante nei trattamenti anticellulite [3].
Nel trattamento del sovrappeso si utilizza la buccia essiccata del frutto, ricca di acido idrossicitrico (principio attivo), ad azione ipolipidemizzante e anoressigena. E’ importante ricordare che l’acido idrossicitrico inibisce “soltanto” la conversione dei carboidrati in grassi e, anche se l’uso di questa pianta generalmente è consigliato per quei pazienti che abusano di grassi, è importante che la sua prescrizione sia affancata da un regime alimentare povero di sostanze grasse [4].
Originaria dell’India, Australia e Africa tropicale, le foglie hanno la proprietà di mascherare i sapori sia amari che dolci. In India nel 1981 vennero pubblicati i primi lavori scientifici riguardanti lo studio dell’attività ipoglicemizzante attribuita alla pianta. L’azione principale della Gymnema sarebbe quella di ridurre l’assorbimento degli zuccheri introdotti con l’alimentazione, contribuendo in tal modo al controllo della glicemia. Viene ipotizzato il seguente meccanismo d’azione: la molecola dell’acido gimnemico, considerato il principio attivo, è simile alla molecola del glucosio, per cui si posizionerebbe sui recettori intestinali del glucosio impedendone così l’assorbimento di quest’ultimo a livello intestinale, e quindi il suo passaggio nel sangue. Avrebbe inoltre un’azione diretta sul pancreas con aumento della produzione di insulina.
L’ inibizione dell’assorbimento degli zuccheri a livello intestinale e l’aumentata trasformazione metabolica del glucosio a livello cellulare, in seguito all’aumentata disponibilità di insulina per stimolazione indiretta del pancreas, fanno sì che il glucosio venga “avviato” verso la corretta via metabolica dove verrà demolito per glicolisi con produzione di energia. L’uso di questa pianta sembrerebbe particolarmente indicato nei pazienti che abusano di dolci e carboidrati [2].
Nelle foglie è presente una miscela di acidi glicosidici (acidi gimnemici A-D), strutturalmente molto simili tra loro, dei quali il più attivo risulta essere l’acido gimnemico A1. L’assunzione di estratti di Gymnema (standardizzati in acidi gimnemici) riduce il tasso di glicemia basale, glicemia postprandiale e glicosuria, nonché di proteine glicosilate che si accumulano in corso di diabete e sono responsabili di danni vascolari, neurologici, renali e oculari [1].
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